Uno degli aspetti più difficili del rapporto con i neonati è capire il loro pianto, il loro unico mezzo di comunicazione! Nessun altro segnale del piccolo infatti ha la stessa efficacia nello stabilire un contatto con mamma, papà e ambiente circostante.
Il primo pianto, quello in sala parto, annuncia l’arrivo del bebè, rassicura e rigenera i neo genitori , ma soprattutto permette al piccolo di espandere i polmoni, liberare le vie respiratorie e costituisce per lui una via di sfogo dallo stress della nascita. Da quel momento mamme e papà ad ogni lamento del cucciolo entrano subito in allarme, per non parlare di nonne e nonni, zii e chiunque si trovi nei paraggi. Le domande sono sempre le stesse: ma perché piange così tanto? Sta male? Avrà fame? In realtà è una reazione innata e istintiva quella di proteggere e accudire i propri piccoli, che ci costringe a trovare una soluzione al pianto.
Esiste un metodo, utilissimo per il primo periodo, finché non sei veramente in grado di distinguere il tipo di pianto del tuo cucciolo, che si basa sul semplice principio dell'esclusione. Non è un metodo scientifico, ma più che altro pratico: si tratta di passare in rassegna, una per una, le più probabili cause del pianto del tuo bambino.
Con il tempo, armati di pazienza, spirito di osservazione e tanto amore, anche solo dopo qualche settimana, si intravede uno spiraglio: inizia a crearsi un vero e proprio affiatamento tra i comportamenti di mamma-neonato e la salita sembra meno ripida.
Ecco uno schema per individuare la mimica facciale e corporea per diventare un ESPERTO INTERPRETE DEL PIANTO del tuo bimbo!
- DOLORE: alternanza di urla acute, brevi, spesso accompagnate da apnea. Il ritmo può essere spezzato da urla prolungate e laceranti. Questo è un pianto inconsolabile, non si calma in seguito a contatto e coccole; è caratterizzato da smorfie di dolore del viso che può diventare paonazzo, gambe e braccia rigide, contratte, flesse sull’addome o distese. Spesso è intervallato da pause che il piccolo utilizza per riprendere le forze per poi ripartire con più energia di prima. Le pause sono i momenti utili per individuare la causa del dolore, cerca di tastare delicatamente le varie parti del corpo (orecchie, pancino, collo, sederino, etc). Verifica che la fontanella anteriore sia morbida e piatta e l’assenza di febbre. Il pianto può volgere al termine per risoluzione del problema o per stanchezza del piccolo (anche dopo qualche ora), che crolla esausto e fisicamente spossato si addormenta. Tra le cause più comuni ci sono le coliche gassose, ma per sicurezza è sempre meglio rivolgersi al pediatra, soprattutto se il pianto si ripresenta più volte nell’arco della giornata.
- MALESSERE: pianto forte ed energico, con urla meno laceranti rispetto a quelle dovute al dolore. In genere è consolabile e in seguito al contatto con mamma o papà si attenua. Una causa potrebbe essere il pannolino da cambiare!
- FAME/SETE : pianto breve ed insistente, parte lieve per diventare esplosivo! È passata almeno un’oretta dall’ultima poppata (ci sono periodi in cui le classiche tre ore di pausa non si raggiungono, soprattuto nel caso di bambini allattati al seno o quando fa molto caldo), il piccolo piange senza calmarsi o si distrae solo per qualche istante, ruota la testa a destra e sinistra, apre la bocca e con le labbra cerca qualcosa da succhiare, apre e chiude le manine (proprio come un gattino che fa le fusa). Tenendolo in braccio o avvicinando un dito alla bocca cercherà sicuramente di morderlo, potrebbe farlo anche con la sua manina. Il pianto si calma non appena il piccolo raggiunge il suo obbiettivo: il seno della mamma o il biberon! Soprattutto quando sono molto piccoli potrebbe succedere che, nonostante abbia raggiunto il capezzolo, continui a piangere e a cercare come un cucciolo disorientato. Armati di pazienza, resta serena (succede spesso, è normale!), prova a far uscire qualche goccia di latte strizzando delicatamente il seno e bagna la sua guancia e l’angolo delle labbra. Attaccalo e riattaccalo finché non si rassicura e finalmente inizia a succhiare.
- SONNO/STANCHEZZA: pianto lieve, flebile, più un lamentio continuo. Si placa immediatamente se il bambino viene messo al “riparo” da stimoli, luci, suoni e persone, portalo magari in un ambiente per lui sicuro e calmo. Diversamente il pianto diventa nervoso e difficile da placare, il bambino è più reattivo e questo può disorientarti nel riconoscere la causa stessa. Se questa fase si prolunga eccessivamente il rilassamento e il successivo addormentamento possono diventare difficili da raggiungere. Devi tener presente che nel primo periodo il piccolo non è in grado di sostenere continui stimoli e necessita di diverse pause e sonnellini durante l’arco della giornata.
- NOIA: piccoli lamenti intermittenti che si interrompono non appena la curiosità e l’attenzione del piccolo vengono catturate da un gesto, un’attenzione o un oggetto. È molto importante in questi momenti insegnare al bambino qualcosa di interessante e imparare a calmarlo con la propria voce.
- DESIDERIO DI CONTATTO: è un pianto che si placa immediatamente quando prendi il piccolo in braccio e semplicemente lo tieni vicino a te, ma non è meno importante degli altri, anzi!. Dopo nove mesi nel pancione capiterà spesso che abbia bisogno di sentire il tuo calore, o quello del papà, il battito del cuore e il vostro profumo. È molto comune durante i risvegli notturni, dopo qualche ora passata da solo nel suo lettino. Dagli tutto l’amore e le coccole di cui ha bisogno, non prenderà l’abitudine, non è un capriccio, è un bisogno vero e proprio!
Un bambino il cui pianto viene sempre considerato cresce più sicuro e indipendente perché sa che mamma e papà per lui ci saranno sempre.
È importante considerare che i tempi di reazione sono relativi all’indole e al temperamento del proprio piccolo e sono spesso indicativi del carattere che svilupperà e soprattutto del “lavoro” che dovrai fare per seguirlo! Anche il processo di attaccamento al proprio figlio può avvenire in tempi diversi, sia per le neo mamme che per i neo papà, e il pianto e le reazioni da esso indotte sono sicuramente un’espressione dello stato di questo legame.
Diventare mamma e papà è una scelta per la vita, impegnativa, ricca di ostacoli, ma anche piena di amore e soddisfazioni. Imparare a riconoscere il pianto del cucciolo può essere un valido aiuto per allentare le tensioni, alleggerire le giornate del primo periodo e aiuta ad essere meno apprensivi.
L’importante è non perdersi d’animo, cercare di mantenere la calma anche nei momenti più difficili e cercare sostegno e aiuto nelle persone care.
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Un bambino amato donerà e riceverà più amore nella sua vita, conoscerà il rispetto reciproco, la serenità e forse la felicità!